I 215 membri della #GC36 hanno celebrato l’Eucaristia nella Chiesa del Gesù il 2 ottobre per aprire i lavori assembleari. La messa è stata presieduta da p. Bruno Cadoré, Maestro dell’ordine dei predicatori. Secondo una tradizione consolidata da anni, il superiore dei domenicani è invitato a celebrare il funerale del Generale dei gesuiti. In questo caso, invece, è stato invitato a presiedere la celebrazione di apertura della congregazione che raccoglierà le dimissioni di Nicolas. Questo sarà il primo compito della Congregazione prima di procedere alla discussione dello stato della Compagnia e dell’elezione del nuovo Generale.
Durante l’Eucaristia, p. Bruno Cadoré, nella sua omelia ispirandosi alle letture del giorno, ha portato all’attenzione sulla richiesta di apostoli a Gesù: “Signore, aumenta in noi la fede”. Questo è l’atteggiamento da tenere all’inizio di questa congregazione generale. E spiega: «E’ necessaria, inoltre, perché si tratta di capire che, anche si mira all’incredibile, si tratta di osare dire: «Siamo soltanto servitori. Abbiamo fatto quel che dovevamo fare. » Un’assemblea come la vostra (…) si potrà certamente dedicare sia al compito di chiamare sempre la Compagnia ad osare l’audacia dell’« improbabile », che alla volontà evangelica di farlo con l’umiltà di quelli che sanno che, in questo servizio in cui l’umano impegna tutta la sua energia, « tutto dipende da Dio ».
L’audacia per puntare all’improbabile è stata la caratteristica di Ignazio quando fondò la minima Compagnia di Gesù. E’ ancora possibile nel nostro tempo di crisi, mentre sperimentiamo la violenza in così tante forme? E’ possibile, dice il domenicano ai gesuiti, se « quest’audacia di fare sentire tramite i vostri impegni, parole, solidarietà, la voce sempre inaspettate di Colui che spera nel mondo, rovescia la morte e stabilisce la vita, Colui che cercate di glorificare.” Diventa possibile solo se viene fondata in modo solido sul suggerimento di Paolo a Timoteo: «Trovare la forza e la creatività della fedeltà nel respiro in cui ci tiene lo che ci conduce verso l’incontro e l’ascolto dell’altro, che scava nel cuore dell’uomo il pozzo di compassione, che consolida l’alleanza indefettibile con quelli che ci sono affidati.
Alla fine, p. Cadoré ha insistito sul fatto che se la fede degli apostoli deve essere caratterizzata dall’audacia, ideve essere allo stesso tempo la fede dell’umile servitore, la fede di una vita data veramente per gli altri. «Che cosa serve esattamente? Una tavola, tavola dei peccatori, tavola dell’accoglienza di tutti alla quale sono invitati i cechi e gli zoppi, farisei e pubblicani, adulteri e uomini di bene. Il vostro fondatore, Ignazio, pregava così: «Signor Gesù, insegnaci ad essere generosi, ad amarti come lo meriti, a dare senza contare, combattere senza preoccuparci delle ferite, lavorare senza cercare il riposo, dedicarci senza aspettare altre ricompense di quella di sapere che facciamo la tua Santa volontà.» Non è questo un invito, ancora oggi, a metterci tutti al servizio di quella tavola?»
Qui puoi trovare il testo completo dell’omelia.