Vi è un certo livello di disagio nel non sapere in anticipo il risultato finale di un processo. In generale, siamo più a nostro agio quando abbiamo la garanzia di successo prima di fare un investimento. Ma non è così in un processo spirituale come la murmuratio! Quattro giorni di ricerca approfondita, fatta a tu per tu, in un clima di riflessione orante e di discernimento da parte di tutti gli elettori di GC36, prima di procedere all’elezione del un nuovo Superiore Generale.
Subito dopo l’esortazione da parte del vicario generale, il movimento è incominciato. I congregati iniziano a prendere appuntamenti per una chiacchierata. La disponibilità è l’elemento evidente: nessuno ha rifiutato un appuntamento! Oggi ad esempio, ho incontrato separatamente otto elettori; e ne incontrerò altri dieci domani. L’apertura reciproca è sorprendente; con fiducia, semplicità e onestà, ognuno condivide e risponde alle domande poste. Ho avuto una consolazione profonda perché mi sono reso conto che ognuno di noi persegue un unico obiettivo: la maggior gloria di Dio e il buon governo della Compagnia di Gesù. Come discepoli inviati a due a due dal Signore, si vedono elettori da tutte le parti: in giro per la curia oggi, in aula, in giardino, in terrazza, nei salotti, sul balcone, nelle sale di ricreazione, nella cappella.
Soprattutto in questi giorni, abbiamo bisogno di più tempo per la preghiera personale e approfondita. Così, durante i quattro giorni di murmuratio ci sarà anche tempo per raccoglimento personale, alle 17:30 per l’Adorazione del Santissimo Sacramento, prima di concludere come al solito con la Santa Messa alle 18:30. Anche dopo cena, si può continuare a conversare. In questo momento, solo il Signore sa quale sarà l’esito finale di questo processo. Noi dovremo aspettare fino a venerdì per saperlo!
Per entrare in questo atteggiamento di discernimento comunitario dello Spirito, sono necessarie alcune predisposizioni di base: la libertà, la disponibilità, l’indifferenza, la riservatezza, l’abnegazione, l’attenzione, l’apertura, lasciando andare, generosità di cuore, il bene e il magis comune. A volte non è facile, per questo abbiamo bisogno di chiedere tutte queste cose come grazia.
Nell’aprile del 1541, quando Ignazio fu eletto all’unanimità come primo superiore generale, inizialmente ha rifiutato, perché sentiva di aver bisogno di un’ulteriore conferma. Ha preso qualche giorno per pregare e per consultarsi con il suo direttore spirituale. Successivamente Ignazio ha finalmente accettato di servire i suoi compagni come padre generale. DOpo questa esperienza, nelle Costituzioni ha aggiunto il divieto di rifiutare per chi dovesse essere eletto come generale.
Questa mattina, dunque, è avvenuto un salto di qualità: è iniziato un viaggio di quattro giorni alla cieca, un viaggio di fede, di speranza e di fiducia nella Divina Provvidenza. Siamo certi che Gesù, che era propizio a Ignazio a Roma, sarà favorevole anche a noi, oggi.
Chuks Afiawari, S.J.