Caro fratello in Cristo,
non so chi tu sia.
Sto scrivendo queste righe il giovedi e tu sarai eletto padre generale venerdì. Che tu sia giovane o vecchio, che ti conosca bene, oppure che abbiamo scambiato solo un sorriso o qualche parola in questi ultimi giorni, ti voglio parlare.
In primo luogo, i giorni di murmuratio saranno stati estenuanti per la tua anima: man mano che le ore passavano, sarai diventato consapevole del fatto che le persone stavano indagando su di te e ti stavano osservando, e che gli altri ti stavano conoscendo. Come per ogni persona sana di mente, questo esame sarà stato quasi insopportabile: avrà invaso il tuo spazio interiore, sarà prepotentemente entrato nel tuo tempo prezioso di preghiera e sarà anche passato attraverso il tuo discernimento, nel tentativo di cercare tra di noi un possibile successore di Sant’Ignazio. Ancora, come è successo ad altri, anche tu (forse involontariamente) sei stato costretto a sondare in profondità ed esplorare le ambiguità della tua personalità, della tua storia e della tua vita spirituale; e quasi certamente avrai percepito tutto quello che non va – i fallimenti d’amore, i compromessi con la vita, i peccati di omissione e le colpe commesse. Questi saranno in cima ai tuoi pensieri, anche se gli altri non sembrano averli visti.
Così, quando prenderai posto come Generale e guarderai l’aula, quasi certamente, ti sentirai come se la tua elezione fosse stata un errore e che tu non sia idoneo a sciogliere i sandali di qualsiasi generale che ti ha preceduto.
Non riflettere troppo su queste carenze; come il resto di noi anche tu sei un essere umano, ferito, in cerca di guarigione e di quella grazia ispiratrice che il Signore offre a coloro che lui ama. Dio fornirà quelle grazie in tanti modi – direttamente attraverso il cuore, certamente; ma anche indirettamente attraverso le strutture molto imperfette della Chiesa e della Compagnia di Gesù, che, come sapeva Ignazio, sostiene e protegge il suo generale e gli permette di fare grandi cose per Dio.
In secondo luogo, continua a imparare chi sei, e poi cerca di essere realmente chi sei; non rimuginare su quello che non sei. Forse è una cosa banale, ma è essenziale perché può portare a una maturazione interiore o a una grande frustrazione.
Così, se Dio ti ha progettato come una Land Rover, non cercare di convincere te stesso che sei una Ferrari. Allo stesso modo, se sei una Ferrari, non tentare di mettere pneumatici adatti per tutte le stagioni per andare in campagna in mezzo alla neve! Dio ti ha creato in modo particolare, abbi fiducia che il progetto su di te è adeguato per il percorso di pellegrino su cui ora ti stai incamminando.
La vera umiltà consiste nel vedere te stesso come ti vede Dio – con tutti i tuoi punti di forza e di debolezza, con le luci e le ombre. Quanto più ci si rende conto di come Dio ti vede, tanto più ti compiacerai di questa realizzazione, allora Dio si rallegrerà per la tua unicità e, lavorando attraverso di te, farà ogni cosa nuova.